BARATILI SAN PIETRO. È arrivato il momento di parlarsi, e di vedersi, per i bambini di Baratili San Pietro e quelli di casa Tumaini, nella città di Nanyuki in Kenya. Dopo sette anni di rapporti impastati con le mani sporche (questioni di punti di vista) di terra, intessuti con un filo tenacemente coltivato – così come l’orto sinergico – sulla trama della solidarietà, il ponte virtuale creato tra gli scolari della scuola elementare e i loro amici malati di Aids e assistiti a casa Tumaini, diventa ponte radio. Domani mattina alle 10 (in Kenya sarà mezzogiorno), si metteranno in comunicazione, voci con voci finora immaginate. Nell’era di internet e di skype, questo posto nel cuore dell’Africa, e nel cuore dei bambini di Baratili, assumerà una dimensione di concretezza anche in video. 

È un percorso che affonda radici nella terra: la stessa che da qualche anno accoglie l’orto sinergico che ha dato ai piccoli coltivatori (in tutto sono coinvolti 56 bambini) tante soddisfazioni. Intanto la consapevolezza di utilizzare la terra in un modo ottimale, visto che dall’orto sinergico sono messi al bando concimi e fertilizzanti; quindi l’orgoglio di veder crescere i frutti della cura dell’orto, poi la soddisfazione di venderli nel mercatino che segue l’andamento dei raccolto e infine la consapevolezza di compiere un gesto di spessore, visto che il ricavato viene devoluto al Progetto donazioni. 

Il titolo del mercatino natalizio era “Le mani nella terra, l’Africa nel cuore”; non solo Baratili San Pietro risponde a questo appello alla solidarietà, ma la catena delle buone pratiche ha il tratto lungo e coinvolge anche altri centri, visto che la scuola fa parte dell’Istituto comprensivo di San Vero Milis. 

«Non conta quanti soldi vengono raccolti, conta la continuità del progetto, il cui titolo è “Coltivare il pensiero e la biodiversità con l’orto sinergico”», spiega Margherita Meloni, la docente promotrice dell’iniziativa, anche se tiene a specificare che tutte le classi e tutti gli insegnanti sono coinvolti. Per la verità, bisogna dire che, quando si era pensato di impiantare l’orto sinergico e quindi di dare un senso all’intera filiera, la prima idea era stata quella di raccogliere fondi per realizzare un pozzo per l’acqua, sempre in Africa. Poi, il contatto con i volontari dell’Osvic, Organismo sardo di volontariato internazionale cristiano, ha fatto cambiare rotta su casa Tumaini.  E ora, dopo tanti anni di mani nella terra e Africa nel cuore, è arrivato il momento di sentire anche le voci e di esplorare volti diventati familiari con il trascorrere degli anni. Volti di amici.